• Autrice: Chiara Natalie Focacci
  • Editore: Il Seme Bianco
  • Genere: Narrativa
  • Pagine: 109

TRAMA

L’apostrofo nel bicchiere racconta l’intersecarsi di due storie che fanno della normalità della vita qualcosa di straordinario. A farci sorridere e commuovere ci sono Frida, un’instancabile sognatrice che della sua sensibilità e curiosità ha fatto un mantra, ed Enrico, che per fare spazio a un po’ di amore è riuscito a lasciare alle spalle il suo cinico pragmatismo. E mentre Frida osserva, fotografa e infine approda al lavoro dei sogni, accompagnata da una bicicletta rosso fuoco e da un vicino di altri tempi, qualche isolato più in là emerge uno spirito introverso, perso nei libri e negli incontri fortuiti, che soltanto un’amicizia appena nata potrà riscuotere. L’apostrofo nel bicchiere vuole dare coraggio a chi cerca di riscoprire il sapore delle piccole cose.

RECENSIONE

Frida è una ragazza molto curiosa, aiuta i vicini e ama stare con le amiche. Enrico è un ragazzo cinico che si è lasciato alle spalle una storia d’amore tanto complicata quanto travolgente. La protagonista convive con il dolore della perdita e tenta piano, piano di rimettere insieme i pezzi.

Le ridicolezze dei gesti del signor Marchese avevano la capacità di darle il buon umore, le facevano compagnia anche quando era lì sul divano con un libro deprimente in mano e il suo tè al gelsomino, che poi neanche le piaceva, ma era rimasto solo quello

Piccola premessa: non ero sicura che questo libro fosse adatto a me, ma ho comunque accettato la sfida di leggerlo e non posso che ringraziare l’autrice per avermi proposto la collaborazione! La narrazione inizia dal punto di vista di Frida, è una ragazza indipendente, fotografa per passione e lavoratrice freelance. All’ inizio la storia è per lo più incentrata su di lei, poi compare Enrico e la storia che lo ha portato fino in Francia.

La trama si svolge attraverso i ricordi dei due protagonisti, aleggia un’aria nostalgica durante la lettura, accentuata dall’uso dell’imperfetto. I due protagonisti si trovano in un limbo in cui le loro vite sono ancorate al passato, alle loro precedenti storie d’amore.

Aurora, che visitava spesso la sua biscugina a Vienna, gli diceva spesso che lui soffriva di vera e propria Fernweh. Quella sensazione di nostalgia di posti non ancora visitati o vissuti, di persone non ancora conosciute o amate.

L’apostrofo nel bicchiere è un racconto introspettivo, attraverso i pensieri dei due protagonisti, il lettore si pone delle domande e inevitabilmente fa paragoni con la propria vita e la propria capacità di reagire alle varie difficoltà. Ho apprezzato tanto i vari Flashback dei due personaggi, mi sono immersa nelle loro storie e ho vissuto con loro i momenti importanti, e non vi nego che Frida e Federico mi hanno fatti scendere qualche lacrimuccia, soprattutto alla fine (NO SPOILER).

Lo stile dell’autrice mi un attimo confuso all’inizio, penso sia dovuto anche al fatto che non sono abituata a leggere questo tipo di racconti. Poi però sono riuscita a prendere il ritmo e a finire il libro in poco tempo!

Consiglio questo libro? Sì ! È emozionale, dolce e triste, ma con un finale emozionante e delicato. Ecco delicato è la parola chiave di questa storia!

E poi, la protagonista è una lettrice! Cosa volete di più?

basta che le diate un libro che parla di libri e l’umana si rincretinisce